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Karl Wienand, ricercatore italo-tedesco a Monaco di Baviera: “Coordino e organizzo le attività di out-reach per un progetto interdisciplinare del Deutsches Museum”
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Karl Wienand
Italia in Baviera

Karl Wienand, ricercatore italo-tedesco a Monaco di Baviera: “Coordino e organizzo le attività di out-reach per un progetto interdisciplinare del Deutsches Museum”

“Ho studiato Fisica a Trieste e nel 2009 mi sono trasferito a Monaco di Baviera per frequentare la specialistica in Fisica teorica e matematica. Ho poi deciso di fermarmi qui anche per il dottorato, durante il quale, però, mi sono reso conto che fare ricerca di per sé non faceva proprio per me e che invece mi interessava molto la comunicazione scientifica. È stato allora che ho cercato di deviare un po’ in quella direzione e quindi all’ultimo anno del dottorato ho fatto il master in Giornalismo e Comunicazione Istituzionale della Scienza a Ferrara, la mia città natale”. Karl Wienand, padre tedesco di Dortmund e madre originaria della provincia di Rovigo, racconta così il suo corso di studi, che l’ha portato dall’Italia alla Baviera e dalla ricerca alla divulgazione scientifica. “Finito il master e il dottorato mi è capitata l’opportunità di lavorare per il Deutsches Museum a un grosso progetto di ricerca interdisciplinare, cui lavorano 18 professori e 32 dottorandi, finanziato dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft (più o meno l’equivalente del CNR italiano), che finanzia con vari sotto progetti di ricerca di Scienze naturali sull'origine della vita, quindi come è iniziata la vita sulla terra. È, questa, una grossa domanda ancora aperta nel mondo scientifico: sappiamo abbastanza bene cosa succede prima quindi come si nascono i pianeti si sviluppano i pianeti e sappiamo abbastanza bene cosa succede alla vita con l'evoluzione. Il passaggio che è intercorso tra le molecole in giro agli esseri viventi invece non è per niente chiaro”.

Deutsches Museum, München | Reinhard Krause und Hubert Czech

“Il Deutsches Museum si occupa della parte di comunicazione nel progetto e il mio lavoro per il museo è quello di coordinare e organizzare le attività di out-reach, coinvolgendo gli scienziati, in particolare i dottorandi e le dottorande, nello sviluppo delle attività e dei contenuti. L’obiettivo principale del progetto è una mostra temporanea dal titolo Simpel, komplex, lebendig, che apre al pubblico il 16 settembre fino a fine anno, dedicata alle origini della vita e al lavoro di ricerca che si sta svolgendo sul tema: quindi cosa sappiamo e come lo sappiamo e su cosa stanno lavorando i gruppi di ricerca, anche nel quotidiano. Sarà una mostra fruibile anche da chi non è del settore, ci sarà davvero qualcosa per tutti. Abbiamo previsto una piccola sezione che conterrà oggetti che ci hanno prestato dai laboratori e che ci servirà a trattare un po’ più concretamente cosa si fa, cosa vuol dire concretamente fare ricerca su queste cose. Avremo immagini che vengono dai laboratori o dalle spedizioni sul campo, perché ci sono anche dei vulcanologi che fanno parte del gruppo e quindi abbiamo delle bellissime foto che fanno dalle loro spedizioni, e parliamo un po’ di dove si può sviluppare la vita e quindi dove si pensa che si sia sviluppata quattro miliardi di anni fa, com’era la terra allora con testi, foto, bei video con dei rendering diciamo di come pensiamo che fosse. Un'altra parte in cui parliamo più di come le molecole e in generale elementi più semplici possono dare origine a strutture più complesse e lì parliamo anche di alcuni esperimenti storici, tra cui quello famosissimo di Miller e Urey, che nel 1952 trasformarono molecole inorganiche in molecole organiche utilizzando ammoniaca, acqua e anidride carbonica e metano, bombardate con scariche elettriche. E poi abbiamo alla fine una parte in cui parliamo di come queste molecole complesse possono interagire fra loro e diventare esseri viventi, perché le molecole da sole non sono vita, quindi anche lì abbiamo un po’ materiali interattivi in cui si può vedere cosa in che quanto facile o difficile avere delle condizioni abitabili su un pianeta o si può provare a definire che un visitatore pensa che sia la vita. Anche quello è un problema che bisogna affrontare quando si parla di questo tema. Abbiamo anche previsto qualcosa sulla storia della ricerca sull’origine della vita. Insomma, ci sarà qualcosa per chi è interessato al tema e magari non ne sa molto con alcune tangenti un po’ filosofiche sulla natura del pianeta, per chi è già dentro la materia dovrebbero esserci dei punti di approfondimento e qualche cosa di un po’ più complesso è un po’ più stimolante. Dal punto di vista personale, questo lavoro e questo progetto in particolare hanno avuto il vantaggio di farmi lavorare molto a stretto contatto con gli scienziati, in particolare con ragazzi e ragazze giovani che fanno il dottorato e quindi sono molto entusiasti e hanno molta voglia di fare cose”.

Karl Wienand, ricercatore italo-tedesco a Monaco di Baviera: “Coordino e organizzo le attività di out-reach per un progetto interdisciplinare del Deutsches Museum”

Dal progetto è nato anche un gioco da tavolo, che sarà in vendita nel bookshop della mostra. “Con il gioco da tavolo, in tedesco e in inglese, sull’origine della vita esploriamo le stesse domande e gli stessi temi illustrati nella mostra. L’abbiamo sviluppato con gli scienziati già coinvolti nel progetto che hanno partecipato molto attivamente a tutto il processo, dall’ideazione alla realizzazione. È stato molto stimolante pensare a cosa volevamo dire, come trasformare i messaggi in regole del gioco trovare un’illustratrice che ci facesse questi bei disegni e poi pian piano come sviluppare il gioco”.

La scelta di Karl di rimanere in Baviera è dipesa non solo da questioni lavorative, ma anche da considerazioni legate all’ottima qualità di vita che permette, anche dal punto di vista della sostenibilità.  “Monaco ha tante cose che e sono difficili da sostituire: ottime infrastrutture, mezzi pubblici che funzionano (non abbiamo una macchina e siamo molto contenti di questo!), c’è una bella vita culturale, innumerevoli parchi e spazi verdi e ultimo, ma non per importanza, la possibilità per mia moglie e me di fare il lavoro che amiamo e anche pagato decentemente. Quindi la concorrenza per queste cose comincia a diventare molto dura”.

Nonostante la doppia nazionalità, Karl ha imparato il tedesco a Monaco e anche il suo rapporto con l’Italia lo definisce lui stesso “atipico”. “Non sono cresciuto bilingue: ho fatto un po’ di tedesco a scuola, ma a livello base, un po’ di corsi qua e poi e poi tantissimo in realtà dopo il dottorato, perché tutto il master era in lingua inglese. Essendo cresciuto, per così dire, ‘binazionale’ sono sempre stato un italiano un po’ atipico. Però di certo posso dire che essere italiano professionalmente mi ha aiutato, perché è un punto aggiuntivo di networking con le persone dato che a Monaco vivono molti italiani. Mi ha anche aiutato ad avere delle idee, delle prospettive anche internazionali di cosa fare col progetto, nella prospettiva di portare eventualmente la mostra anche all’estero: è stato un vantaggio che non fossi solo concentrato in cosa è interessante qua a Monaco o qua in Germania. Insomma, ha dato e dà una dimensione più internazionale al lavoro, dà il vantaggio di non essere sono tedeschi, cosa che in Baviera, dove sono molto radicati alle loro città e alle loro tradizioni, dà una marcia in più”.

 

Valentina Pinton