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I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

Domenica 12 settembre 2022 si è conclusa la prima edizione del MonaCorti Film Festival

 

L’iniziativa, che è riuscita in maniera efficace e brillante a offrire una panoramica sul mondo del cortometraggio italiano, ha riscosso un buon successo nella sua fase in presenza a Monaco. Proseguirà fino al 12 ottobre nella modalità off line, offrendo la possibilità di visionare alcuni dei cortometraggi pervenuti alla manifestazione in abbonamento sulla TV online multilingue Diamante.

Andiamo a conoscere più da vicino i cortometraggi che si sono aggiudicati il podio del Festival.

 

I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

Camerieri, di Adriano Giotti, si è aggiudicato il primo posto per la categoria Fiction. Ambientato a Roma nel post lockdown, il film rappresenta in maniera sintetica e incisiva la drammatica realtà della precarietà economica. L’angoscia per gli stipendi non corrisposti e i debiti, motore della disperazione dei personaggi, anima una scena di spietata attualità. “Icastico fin dal titolo”, questo il giudizio della giuria del Festival, “il film narra una quotidiana odissea di persone comuni, il cui approdo sarà dinanzi ad una saracinesca abbassata. Ponendoci di fronte a fatti che, se pure tanto evidenti oggi, sembrano essere in secondo piano, in meno di dieci minuti il regista riesce a coinvolgerci e a renderci consapevoli”. “È un’arena il mio cortometraggio”, ci ha riassunto Adriano con la nitidezza senza fronzoli che caratterizza anche lo stile narrativo di Camerieri, “sono tre camerieri come tre cani di fronte a un osso”.

“L’idea mi è stata proposta dai tre attori (Enzo Saponara, Alberto Tordi e Giovanni Izzo n.d.r.)”, ci ha raccontato, “che avevano già visto dei miei lavori. Avevano a disposizione un budget limitato e due idee per cortometraggi. Questa mi è sembrata quella più forte e anche più realizzabile con la cifra che avevano. Abbiamo lavorato insieme per trovare il finale e poi ho lavorato con loro per scrivere la sceneggiatura e limare i dialoghi per arrivare a rendere questo effetto di arena, in cui si muovono i tre camerieri che si contendono il fantomatico osso, la paga, che si scoprirà alla fine se riusciranno ad ottenere o no. Tutta la tensione del film ruota intorno a questo”. 

 

I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

La tematica è di forte attualità e descrive una realtà presente nelle vite di molti italiani “anche a me, come ad altre persone, è purtroppo capitato di non essere stato pagato. Soprattutto un anno fa, con il lockdown per il Covid e le sue conseguenze, queste situazioni si sono verificate molto spesso. Anche se nel corto non abbiamo indossato le mascherine perché non abbiamo voluto associarlo esclusivamente al Covid, il film è figlio di tutto quello che abbiamo provato in quel periodo, del malcontento e delle problematiche sociali che abbiamo vissuto con la pandemia, con il welfare che è arrivato solo fino ad un certo punto o solo per alcune categorie. Alcuni, come chi ad esempio lavorava in nero, si sono ritrovati completamente scoperti. Mi sono documentato e ho scoperto che alcune persone avevano finito col dover vivere per strada perché avevano perso il lavoro. Di questa situazione, molto sentita a livello sociale, non stava parlando nessuno”.

Molti i progetti di Adriano per il futuro, “di idee ne ho tantissime. Quest’anno ho girato due cortometraggi. Grazie a Camerieri, sono stato contattato da una casa di produzione piuttosto importante, la Bartlebyfilm, che mi ha proposto di produrre un altro mio cortometraggio, che attualmente è in fase di post-produzione, per altro girato con gli stessi tre attori. Inoltre ho girato un corto, già finito e inviato ad alcuni festival, grazie al bando scrittura della regione Lazio”.

 

I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

Secondo premio per Venti Minuti, di Daniele Esposito. Ambientato durante i fatti del 16 ottobre 1943, il terribile Sabato Nero, il film racconta il rastrellamento del ghetto di Roma da una prospettiva intima e familiare. Risvegliata da un incubo che sembra un presagio, Lea riceverà poco dopo una comunicazione da due soldati tedeschi che convocano lei e il marito Enzo. Accortasi dell’assenza dei nomi dei figli sulla lista, Lea ha un’intuizione che cambierà il destino della famiglia. Un racconto poetico e delicato, che lo spettatore segue da una prospettiva infantile, il ricordo della piccola Fiorella, che amplifica e universalizza il senso dell’episodio.

Il messaggio del corto è proprio quello di trasmettere “l’importanza della memoria per il futuro” ci hanno spiegato Daniele e Annabella Calabrese, che nel film interpreta Lea. “Noi siamo partiti dall’intenzione di ricordare il passato per migliorare il futuro. Come diceva Vico ci sono corsi e ricorsi storici, quindi a nostro avviso se si dimentica ciò che è successo nel passato si rischia di riproporlo nel futuro. Lo vediamo con moltissime cose che purtroppo stanno accadendo in questo secolo che ricordano drammaticamente ciò che è successo un secolo fa. L’unico modo per interrompere questa ciclicità è la memoria e l’immedesimazione, così abbiamo deciso di raccontare questa storia, che riguarda una famiglia di ebrei ma potrebbe essere quella di una famiglia di palestinesi, di russi, di ucraini o di africani o di siriani. Tutti quanti abbiamo una madre e un padre, la maggior parte delle persone adulte ha dei figli e quindi capiscono bene la difficoltà di fare a pezzi una famiglia per una situazione di guerra che non dipende direttamente da noi. Ci interessava raccontare una tragedia immane come la Shoah ma nelle mura domestiche, per ricordare che non sono eventi poi così distanti da noi, ma situazioni drammatiche che ahimè possono sempre succedere. La storia poi purtroppo ci ha dato pienamente ragione, se si considera che noi abbiamo girato il corto prima della guerra in Ucraina”, ha spiegato Annabella.

I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

“Abbiamo cercato di rendere universale una storia, di prendere un microcosmo per renderlo un macrocosmo e far avvicinare tutti” ha aggiunto Daniele. “Il ricordo è una tematica portante del corto”, ci ha detto Annabella, “il gioco della memoria che Lea fa fare ai bambini alla fine è il gioco che mio padre mi aveva insegnato da piccola, quindi ci sono elementi autobiografici nel film, ma abbiamo anche studiato molto l’evento del 16 ottobre, che condensò moltissime voci in pochissimo tempo, se si pensa che successe tutto in circa sei ore”. Commentando ancora la scelta del tema, Daniele ha la percezione che “quando noi eravamo piccoli, io sono degli anni ‘80, si parlava molto della Shoah, proprio per coltivarne la memoria storica. Ho la percezione che nelle nuove generazioni il ricordo sia meno forte, probabilmente anche perché i genitori hanno una sorta di stanchezza mentale rispetto a questi avvenimenti e sono portati a trasmetterli meno ai figli. Ci hanno raccontato che anche qui in Germania si tende a parlarne in misura minore con le nuove generazioni, per via di un certo senso di colpa che si avverte riguardo a questi episodi. Bisognerebbe invece capire che non c’è una colpa del singolo, ma che fu proprio la dinamica storica a provocare un certo tipo di comportamenti”. “Studiando gli avvenimenti del Sabato Nero” ci ha raccontato Annabella “sono venute fuori testimonianze che raccontano di tedeschi che aiutarono alcune persone a scappare, cosa che abbiamo inserito nel corto soprattutto servendoci delle voci di sottofondo, che lasciano percepire cosa stia avvenendo fuori dall’appartamento. In particolare mi riferisco all’episodio della donna con la gamba rotta che viene lasciata fuggire dai soldati. Ripensando a quei ragazzi che si ritrovarono, all’epoca, a combattere, viene adesso spontaneo associarli ai ragazzi russi che sono stati arruolati quasi inconsapevolmente, senza sapere di preciso dove stessero andando”. 

Interessanti e ugualmente impegnativi i progetti di Daniele e Annabella per il futuro “stiamo lavorando al mio cortometraggio di esordio come regista, Love is not enough, di cui sono anche autrice (mio marito Daniele è produttore esecutivo), ispirato a quattro storie realmente accadute di violenza sulle donne in quattro parti diverse del mondo. Siamo attualmente nella fase di preproduzione e gireremo alla fine di ottobre".

 

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Al terzo posto troviamo Ambasciatori, di Francesco Romano. Il cortometraggio, che prende il nome da uno degli ultimi cinema a luci rosse di Roma, offre un crudo spaccato di una giornata di solitudini e miserie che ruotano intorno alla sala e ci porta a conoscere più da vicino il mondo della prostituzione maschile. Diverse le motivazioni che spingono le persone verso questo luogo, un cinema/non cinema in cui nessuno segue veramente il film proiettato: dagli anziani in cerca di compagnia ai giovani immigrati albanesi in cerca di qualche soldo, passando attraverso il disgusto annoiato del proiezionista, il regista riesce a ritrarre con pochi tratti un microcosmo e le dinamiche che lo animano.

Secondo il giudizio della giuria: "All’Ambasciatori, ultimo sopravvissuto tra i cinema pornografici della città di Roma, s’inscena la terribilità del doppio nel rimando tra schermo e sala; una panoramica di cocenti solitudini, compresa quella del proiezionista, ripresi dallo sguardo algido del regista, se pure sotteso di pietas".

 

I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

“Il mio intento”, ci ha raccontato Francesco, “era quello di portare in luce e scandagliare le dinamiche della comunità che si è creata intorno a questo cinema, una sorta di circolo chiuso in cui molte persone si incontrano”. Un tema peculiare e sicuramente non banale, “mi  sono ispirato alla letteratura”, ci ha spiegato, “a Pasolini e al suo romanzo ‘Ragazzi di vita’ e alla ricerca del reale. Io amo molto farmi suggestionare dai luoghi in cui vado e dai personaggi che vi incontro, con cui cerco sempre di parlare per lasciarmi ispirare dalla realtà”.

 

Francesco ci ha anticipato di essere attualmente nella fase di sviluppo del lungometraggio di questo corto. Non si tratta, per altro, del suo unico progetto, “sto scrivendo un film con una piccola produzione italo-francese basato su un’altra storia, che spero di girare e proporre presto ad altri festival”.

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Due i film premiati nella categoria Documentari.

Al primo posto troviamo Nightwalk, di Adriano Valerio. Il corto, di estrema attualità, è basato sull’esperienza di Jarvis, studente universitario trasferitosi a Shanghai per un soggiorno di studio proprio poco prima della pandemia. Drammatico lo stacco tra l’inizio del trasferimento, con l’entusiasmo per la nuova città e le persone che conosce, e l’improvvisa e implacabile solitudine del confinamento nell’appartamento. Solo con i suoi pensieri, Jarvis sprofonda ben presto in una depressiva indolenza, in cui si alternano i ricordi e le rievocazioni del suo passato e delle sue vicende familiari. Tra le memorie, emergono i contatti con l’Italia, dove Jarvis passava le vacanze al mare con la famiglia, e lo spezzone di Che ora è? di Scola in cui padre e figlio – Marcello Mastroianni e Massimo Troisi – vagano per la città parlando e scherzando. Emblematica e carica di nuovi significati e risvolti la domanda di Mastroianni sulle sirene, cui  Troisi risponde che non sempre gli piacciono “Dipende, a volte sono gioiose, altre volte sono tristi”. Tristi e angoscianti, per l’appunto, sono le sirene che risuonano nella lunga ed infinita notte di Shanghai durante la pandemia. Sarà infine una fuga, una passeggiata notturna per raggiungere la casa di un amico, a permettere a Jarvis di tornare a respirare.

Suggestiva la combinazione del montaggio, tra le immagini di repertorio risalenti all’esperienza di Jarvis e le riprese successive particolarmente efficaci, inframezzate da spezzoni di film famosi e filmini amatoriali della famiglia del ragazzo. Dalle motivazioni della giuria del MonaCorti “Un film emozionante sia per la forma che per il contenuto. È una storia raccontata dal di dentro di uno spazio chiuso [...], dove proprio lo spazio chiuso apre al protagonista la strada per memorie e riflessioni. Il regista mostra che, pur narrando di condizioni tanto limitate, angoscianti e claustrofobiche indotte dall’imprevista situazione, si può costruire un film innovativo e molto interessante”.

 

I vincitori del MonaCorti Film Festival 2022

Ottocentonovantasei Nuvole, di Andrea Basile si è aggiudicato il secondo premio “per il modo efficace e coinvolgente con cui è raccontata la fase più drammatica della pandemia da Covid-19 attraverso storie di persone che legano indissolubilmente il Nord al Sud del Paese”, secondo il giudizio della giuria.

Il documentario è basato sulla storia di Marco Maffeis, un editore bergamasco salvato dal Covid grazie al trasferimento a 896 km di distanza, a Palermo, durante la prima ondata pandemica. Il toccante ricordo del ricovero e della lotta contro il virus è permeato dal senso di gratitudine verso i medici che lo hanno curato. Le riprese che accostano le famiglie di Maffeis a quelle dei due medici, il dottor Stefano Bonazzi di Piario e il dottor Giuseppe Diliberto dell’Ospedale Civico di Palermo, umanizzano la vicenda da tutti i punti di vista, rendendo ancora più commovente il racconto. Una storia di salvezza e speranza, in mezzo a tanto drammatico dolore: il messaggio di riconoscenza di chi è riuscito a “tornare a casa” e a sopravvivere a questa enorme tragedia offre anche l’occasione di riflettere sul senso di unità che ha saputo mostrare la nazione.

 

Menzioni Speciali, inoltre ai cortometraggi Le Buone Maniere, di Valerio Vestoso, Gioia, di Eduardo Castaldo, e Venecia. Un retrato de Míriam Zanoner, di Alfredo Navarro Benito.

 

 

Sara Sparagna