Direttrice della scuola bilingue italo-tedesca Leonardo da Vinci
Patrizia Mazzadi è originaria di Vicenza e ha conosciuto precocemente la lingua e la cultura tedesche e svolto gli studi universitari presso la F.U. di Berlino, dove ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca con una dissertazione sul Tristan di Gottfried von Straßburg, opera del XIII secolo. Docente di ruolo dai primi anni novanta, si è trasferita a Monaco di Baviera nel 2003 per prendere servizio alla Scuola Europea. Dopo una breve parentesi alla Scuola per l’Europa di Parma, è rientrata a Monaco per realizzare la scuola bilingue Leonardo da Vinci.
Come è nato il progetto che ha portato alla nascita della Leonardo da Vinci?
Il progetto è nato dalla realizzazione di un bisogno che abbiamo rilevato sul territorio. Verso la fine del primo decennio del 2000 c'è stato un forte arrivo di connazionali sul territorio di Monaco di Baviera che non trovavano una scuola per i loro figli. Questo è stato il primo input. Da qui l'idea di creare una scuola bilingue e non solamente italiana, per permettere la migliore integrazione linguistica e culturale di tutti i ragazzi nel territorio in cui vivono, cioè quello tedesco. La scuola Leonardo da Vinci intende quindi svolgere una funzione di ponte, avvicinare la comunità di madrelingua italiana alla lingua e alla cultura tedesche e, viceversa, partecipare alla diffusione della lingua italiana in Baviera. La Leonardo da Vinci è, infatti, la prima scuola bilingue in Baviera. Il concetto, i programmi e la didattica sono completamente nuovi e oggetto di monitoraggio continuo, grazie anche alla collaborazione con diversi istituti e cattedre di ricerca in Italia e in Germania. La frequenza di questa scuola permette agli studenti di avere un contatto continuo e spontaneo con entrambe le lingue e le culture e di apprendere di conseguenza tutto un sistema di valori in maniera critica, imparando precocemente a distinguere tra contenuti impliciti e aspetti scontati, tipici dei sistemi chiusi. La scuola è ancora in fase progettuale e deve raggiungere il completamento del ciclo ginnasiale prima di poter parlare di processo di assestamento. In questa fase intermedia è oltremodo importante monitorare continuamente le azioni delle diverse parti per contestualizzare e al caso correggere.
Di quali istanze della comunità italiana si fa portavoce?
Sicuramente il nostro spettro è molto ampio, dalle famiglie che sono arrivate recentemente a Monaco, i newcomers, alle famiglie che vivono qui da molto tempo o tutto il gruppo delle famiglie bilingui, per esempio, con un genitore italiano e un genitore di altra nazionalità, che sono interessati a mantenere la lingua e la cultura italiana. Poi c'è anche il gruppo delle cosiddette seconde e terze generazioni, famiglie nelle quali l'italiano era presente con i nonni o con i genitori, pur senza essere stato poi portato avanti, ma che mostrano il desiderio di recuperare esperienze passate. Dal punto di vista sociale abbiamo uno spettro estremamente ampio perché disponiamo anche di un sistema di borse di studio che permette la frequenza anche a famiglie per le quali una scuola privata, anche se con costi molto contenuti, resterebbe preclusa.
Come si è evoluta la popolazione scolastica?
La scuola Leonardo da Vinci è attiva sul territorio dal settembre 2013, quando ha aperto i battenti con quattro piccole classi e complessivamente 17 alunni. A questo scopo era stata fondata nel 2011 l’associazione senza scopo di lucro BiDIBi e.V.
L’evoluzione è stata certamente positiva. A otto anni di distanza dall’apertura, la scuola conta ca. 240 alunni distribuiti tra scuola primaria (1.- 4.) e Gymnasium (5.-10.) Il ciclo ginnasiale sarà completato nell’anno scolastico 2025-2026, con il raggiungimento della 13. classe del nuovo sistema G 9.
Nella sua esperienza, quali motivi spingono da studente non madrelingua italiano ad iscriversi alla Leonardo?
I motivi sono molteplici. Può esserci molto semplicemente anche un criterio di comodità, per cui questa scuola diventa un polo di attrazione per famiglie che vivono qui nel Bezirk 19 (quindi Thalkirchen, Soll, Sendling, Obersendling) che chiedono una scuola privata, a tempo pieno, che si prende oggettivamente cura dei bambini, in cui le classi non sono molto numerose, e in cui sanno che i ragazzi saranno ben seguiti. Poi ci sono naturalmente le famiglie che hanno un interesse per l'Italia, sia perché in Italia hanno una casa vacanza, sia perché i genitori ci hanno lavorato per un periodo o anche perché i genitori vi hanno fatto in gioventù un Erasmus... Insomma vari motivi per cui questo amore è rimasto e viene poi trasmesso ai figli.
Quali sono le strategie che potrebbero incentivare la scelta dello studio dell’italiano?
Questa è una domanda molto importante ed è chiaramente una domanda con risvolto politico, per cui io posso soltanto darle la risposta di colei che poi applica le indicazioni che vengono dai diversi ministeri. Sicuramente, per quella che è stata la nostra esperienza, un allargamento dello studio dell'italiano non soltanto come lingua di cultura ma anche come lingua di commercio, e quindi un'apertura anche a livelli di scuola che non siano necessariamente ginnasiali (ovvero anche agli istituti tecnici e professionali) potrebbe essere vincente e andrebbe a prendere in considerazione una buona fetta di ragazzi che al momento sono tagliati fuori dallo studio dell'italiano.
Quali sono i vantaggi per uno studente tedesco nello scegliere un percorso bilingue-tedesco/italiano?
Naturalmente il primo pensiero che viene è quello di dire: si dispone di una lingua molto ben vendibile sul mercato. Bisogna dire che lo spagnolo ha avuto negli ultimi venti anni una grande diffusione, un grande successo, anche se alla fine dei conti è una lingua che poi nella professione non viene utilizzata più di tanto, l'italiano invece sì. Quindi questo è sicuramente un aspetto che va messo in chiaro da subito in modo che i ragazzi siano motivati a scegliere questa lingua. Naturalmente questo va affiancato con una revisione dei programmi ministeriali e soprattutto dell'assetto dello studio dell'italiano, per lo meno in Baviera, che preveda di iniziare prima, perché iniziare in ottava classe con a disposizione cinque anni non permette, pur con tutta la grande capacità didattica dell'insegnamento dell'italiano che io ho visto realizzare in questo Paese, di raggiungere livelli troppo elevati. Quindi sicuramente anche questo è da tener presente.
Uno dei plusvalori dell'offerta formativa della Leonardo da Vinci è l'inclusività. Potrebbe dirci in cosa si concretizza?
Anche questa è una domanda estremamente importante. Noi siamo una scuola incardinata nel sistema bavarese ma con naturalmente la expertise italiana che ci portiamo dietro. I dirigenti di questa scuola sono italiani, quindi hanno a disposizione un bagaglio di valori in ambito inclusione che la Baviera non ha sviluppato nella stessa forma. Per cui noi abbiamo un gruppo che si occupa di learning support, cioè di inclusione, che è formato dagli assistenti all'inclusione, dai docenti e naturalmente dalla direzione e che si occupa dei diversi casi: bambini con difficoltà di apprendimento e bambini che invece necessitano effettivamente di un assistente all'apprendimento perché la loro disabilità è più alta. La grossa scommessa è quella di riuscire a combinare questa attenzione al disabile in un paese che prevede comunque ancora le scuole speciali e quindi tende a dividere i gruppi molto precocemente, cosa nella quale noi non crediamo. Abbiamo aperto un tavolo di lavoro con la Baviera proprio per riuscire a trovare un compromesso che permetta a noi di poter seguire gli alunni come noi dal punto di vista pedagogico e didattico riteniamo sia opportuno e contemporaneamente di offrire loro anche la possibilità di avere comunque accesso, nel momento in cui usciranno da questa scuola, ad un percorso che li porti ad avere una qualche certificazione.
Come ha reagito la Leonardo da Vinci alla pandemia e all'esigenza di una didattica a distanza?
Questo è stato veramente un fiore all'occhiello, devo dire, anche se non va bene lodarsi, però siamo stati estremamente rapidi nel reagire alla prima chiusura. Abbiamo dato avvio alla didattica a distanza dopo tre giorni, immediatamente, e anche quest'anno siamo riusciti a migliorare ulteriormente la nostra offerta per cui sia i ragazzi della scuola primaria che quelli della secondaria avevano tutti i giorni regolarmente lezione.
Qual è la Sua parola italiana preferita?
Ho riflettuto su questa cosa e la parola che mi è venuta immediatamente in mente è stata ‘metamorfosi’, perché in una scuola, soprattutto in una scuola come questa, che segue i ragazzi sul lungo periodo, si assiste veramente alla metamorfosi di ragazzini che entrano in un modo ed escono un poi in uno completamente diverso.
Sara Sparagna