Buongiorno Eleonora, sono molto contenta di intervistarti perché il campo dell'alimentazione è oggi un tema molto sentito e oggetto di grande attenzione.
Iniziamo con la tua presentazione…
Sono Eleonora Amendola, agropolese di nascita, torinese di adozione e monacense in trasferta. Sono una biologa nutrizionista, ho studiato prima a Siena e poi a Torino e quattro anni fa, per amore ed anche un po' per gioco, sono arrivata a Monaco di Baviera, dove sono rimasta perché mi trovo molto bene. Sono ambiziosa, mi piace viaggiare e scoprire, nei luoghi che visito, nuovi cibi e nuovi sapori. Da fine 2020 opero come libera professionista e divido le mie consulenze tra Monaco e Torino, la miglior soluzione.
Siamo in presenza di una nutrizionista! Illustraci la tua filosofia ed il tuo approccio alla nutrizione.
Il mio è un approccio differente. Aderisco ad un paradigma scientifico con più di 20 anni di studio e noto come “Health at Every Size” che letteralmente vuol dire che la salute può esistere ad ogni taglia/peso/forma, ed è così! Il peso non è un indicatore di benessere né di salute, ogni corpo va rispettato a prescindere dalla forma, età, peso, stato di salute. Il peso è una variabile che per l’85% dipende dalla genetica che a sua volta è una risorsa che non possiamo modificare a nostro piacimento. O meglio, possiamo farlo nel breve termine ma, nel lungo periodo, il corpo ritorna sempre dove è stato programmato per stare. È per questo che focalizzarsi sul peso allontana dal benessere e dalla salute, perché fa canalizzare tutte le energie in obiettivi che a lungo termine non sono perseguibili e che alimentano senso di frustrazione e colpevolizzazione. Sarebbe molto più vantaggioso imparare ad ascoltare i nostri bisogni di fame/sazietà, piacere, cultura etc. e sulla base di questi imparare a fare scelte alimentari consapevoli e di benessere per ciascuno di noi. Gli studi parlano chiaro: il 95% delle diete fallisce. Questo non perché sia la persona o il professionista a fallire, ma semplicemente perché la salute può esistere in qualsiasi forma, peso, taglia. Le diete, come tali, non rispondono ai bisogni della persona, che cambiano di giorno in giorno, di settimana in settimana. Se ci pensiamo, non abbiamo sete tutti i giorni negli stessi orari, luoghi e modalità. Ecco, anche la fame e la sazietà sono bisogni che cambiano, esattamente come quello della sete. Accompagno le persone ad ascoltare i propri bisogni ed a nutrirsi di alimenti secondo i propri gusti. Nei miei percorsi nutrizionali il peso può essere una conseguenza del benessere totale. Offro percorsi di mindful e intuitive eating in cui l'obiettivo è quello di raggiungere salute e benessere attraverso la riscoperta dei propri bisogni interni di fame, sazietà, piacere e dei bisogni esterni (sociali, culturali, economici, valoriali...) e senza manipolazione del peso.
Molto interessante… come si svolge quindi il percorso di nutrizione con un potenziale paziente?
I percorsi possono essere diversi a seconda degli obiettivi che ci si pone, ma quello che li accomuna è il fatto di non ricevere una dieta o una prescrizione, ma di permettere alla persona di riappropriarsi gradualmente dell'ascolto dei propri bisogni. Siamo bombardati dalla cultura della dieta come una componente normale della nostra esistenza, che genera frustrazioni non necessarie. Con il paziente creiamo delle abitudini alimentari personalizzate eliminando le vecchie credenze legate ai cibi. Mi piace aiutare le persone a ri-scoprire una relazione serena con il cibo dopo un passato di diete.
Il percorso avviene principalmente attraverso tre diversi momenti:
- Una chiamata introduttiva ed esplicativa dell'approccio seguito
- Una fase di anamnesi e di valutazione del paziente
- Il setting degli obiettivi che si vogliono raggiungere
La durata è soggettiva, inizialmente una visita a settimana fino a una ogni due per una durata complessiva di almeno due mesi.
Che differenze ci sono in tema di nutrizione rispetto all'Italia anche a livello di professione?
Va subito precisato che le categorie sono differenti rispetto all'Italia: in Germania la scienza nutrizionale è un campo appartenente all’Ökotrophologie. Gli ecotrofologi sono specializzati nella scienza della nutrizione, hanno un vero e proprio titolo accademico e, per questo, hanno maggiori competenze a riguardo e, nella maggior parte dei casi, lavorano come ricercatori nel campo del controllo qualità alimentare. Oltre agli ecotrofologi, ci sono poi gli Ernährungswissenschaftler e i Diätberater, che equivalgono ai biologi nutrizionisti e dietisti italiani, e che lavorano per lo più come liberi professionisti o in ospedale, offrendo consulenze private o pubbliche, sia in condizioni fisiologiche che patologiche. Un’altra figura, qui molto comune, è quella dell’Ernährungsberater, che non ha svolto ulteriori studi né ottenuto certificazioni: il suo compito è quello di offrire consulenze e consigli pratici sulla nutrizione per la persona singola o per la famiglia, ma solo in condizioni fisiologiche e non in caso di malattie.
Come inserire il tema nutrizione in un paese con una cultura del cibo che è totalmente diversa dalla nostra?
Nei miei percorsi accompagno le persone ad osservare il cibo con una lente neutrale e libera: la libertà di assecondare i propri gusti ed i piaceri verso il cibo. Mi ha aiutato molto il concetto di neutralità proprio dell'approccio al cibo della cultura tedesca, dove questo viene visto come un mezzo per soddisfare un bisogno come tanti. Il cibo non fa parte della cultura, del DNA e delle aspettative come per noi italiani. In questo ambito è più facile considerare il cibo come un elemento della propria esistenza, che assieme a tanti altri permette di prendersi cura di sé.
Che tipologia di clienti hai?
Tra i miei clienti il 99% è rappresentato da donne italiane, non certo per scelta. In particolare, neomamme che dopo la gravidanza desiderano ritrovare un proprio equilibrio personale. Si rivolgono a me anche persone con patologie specifiche, come sindrome dell’ovaio policistico, endometriosi, disturbi alimentari, sindrome del colon irritabile. L'età ha un range variabile tra i 25 e i 45 anni. Il fatto di parlare la stessa lingua in ambito sanitario rassicura molto le persone. I pochi clienti tedeschi sono arrivati a me attraverso il passaparola.
Con il tuo approccio di Mindful Eating sei molto attiva anche su Instagram. Qual è il tuo approccio su questo social?
Anche questo confesso che è nato per gioco, da autodidatta. Mi piace molto poter divulgare quelli che ritengo i miei valori in tema di alimentazione consapevole, intuitiva e il più libera possibile dalla cultura della dieta. Utilizzo dei Reel didattici, post e storie. Inoltre, vista la mia passione per la cucina, mi diletto nel preparare e illustrare ricette attraverso video. Lo scopo è quello di trasmettere alle persone il concetto che il cibo è anche piacere, contatto, emozione e che la preparazione di un piatto prelibato, per qualcuno o per se stessi, è un atto di cura! Devo dire che gli apprezzamenti dei miei followers mi spingono a continuare con passione.
Ed ora veniamo alle domande relative al tuo inserimento in Germania. Come è avvenuto il tuo percorso di integrazione? Che cosa hai conservato della tua italianità e che cosa hai appreso della cultura tedesca?
Devo ammettere che l’integrazione non è stata affatto facile. Diverse volte sono stata presa dallo sconforto. I primi sei mesi lavoravo e frequentavo un corso di lingua. Un grande aiuto è stata la convivenza con alcuni coetanei tedeschi, ero l’unica italiana in casa e in quest’occasione ho iniziato davvero ad integrarmi! Dell'italianità conservo la solarità e l’approccio alle relazioni, oltre al fatto di non dover pianificare sempre tutte le attività con consistente anticipo: per i tedeschi è impensabile organizzare una festa due giorni prima o il giorno stesso! Dalla cultura tedesca ho appreso la flessibilità rispetto al rapporto con il cibo, intesa proprio come seguire il flusso. Il fatto che per loro non sia una questione culturale, dà il vantaggio di vedere il cibo un po’ in secondo piano, anche la preoccupazione verso di esso. Per noi italiani il cibo è cultura, famiglia, emozione, TUTTO, ma quando questi aspetti vengono vissuti rigidamente, ci allontanano dal benessere. Trovo che il popolo tedesco, in questo, possa insegnarci tante cose.
Quali consigli ti sentiresti di dare ad un italiano che si vuole trasferire qui?
Senza alcuna esitazione l’apprendimento della lingua, assolutamente fondamentale per una minima integrazione, e poi tanta, tanta, tanta pazienza e perseveranza.
Sei in contatto con i nutrizionisti tedeschi ?
Proprio per il mio approccio diverso e per il fatto che svolgo la mia professione tra l’Italia e la Germania, i contatti con professionisti tedeschi non sono molti. Ho però mantenuto un bel rapporto di amicizia con la dottoressa con la quale ho collaborato qui per un primo periodo. Mi ha aiutato tantissimo all’inizio della professione. Ora ci confrontiamo spesso per tematiche professionali.
Raccontaci un aneddoto della tua esperienza di integrazione qui.
Ancora me lo ricordo. Una serata con i miei coinquilini tedeschi dove ognuno doveva preparare una pizza, una festa in mio onore. Quando ho visto gli ingredienti con cui farcivano la pizza ho veramente avuto un attimo di tristezza. Io che sono campana! Poi però, superato lo scoraggiamento iniziale, ho assaggiato le pizze da loro preparate e devo dire che erano anche mangiabili, è stata una serata molto divertente!
Bene Eleonora a questo punto… quali sono i tuoi prossimi obiettivi e sogni nel cassetto?
Da buona sognatrice… ho tanti progetti. Il mio grande sogno sarebbe quello di creare un centro olistico per il benessere in generale, multidisciplinare e multilingue, dove alla nutrizione si affiancano anche tanti altri specialisti per l’equilibrio della persona. Un percorso continuativo ed evolutivo su cui lavorare, visto lo stress ed i ritmi lavorativi ai quali siamo tutti sottoposti.
Poi uno realizzabile a breve, vista la mia passione… corsi di cucina terapia educando al cibo come piacere ed utilizzando i prodotti della nostra dieta mediterranea.
Beh direi che le idee non ti mancano certo. Non vedo l'ora di vedere l'avvio di uno di questi progetti.
Arianna
Potete contattare la d.ssa Amendola per un consulto informativo qui o visitare il suo sito internet.
Bibliografia di eventuale approndimento:
- sull'Intuitive Eating: E. Tribole, E. Resch, Intuitive Eating. A Revolutionary Anti-Diet Approach
- sul Mindful Eating: J. Chozen Bays, Mindful eating. Per riscoprire una sana e gioiosa relazione con il cibo